sabato 28 settembre 2013

Un soufflè con Darwin

Il soufflè non è una semplice ricetta.
Il soufflè è un esame, una prova con se stessi, una sfida alle leggi della fisica e agli dei della cucina.
Gonfio, ma non troppo, per nessun motivo deve sedersi. In superifice ha una crosta sottilissima, all'interno un cuore morbido, umido e spumoso ma senza essere bagnato

Per approcciarvi al soufflè non basta seguire le istruzioni: bisogna fare studi di statica, ripassare le leggi dei gas e accendere un cero a Carlo Cracco. 
E anche dopo aver preso tutti questi accorgimenti, sarà comunque necessaria un'adeguata preparazione psicologica: il cuoco principiante che con ingenuo entusiasmo si avvicini alla ricetta potrebbe vedere il proprio ego culinario sgonfiarsi di pari passo con lo stesso soufflè.

E allora perchè arrischiarsi a provare a realizzare questo piatto che secondo le statistiche riesce in un caso su 10? (e comunque non è il vostro caso)

La risposta è che mentre imburrate le cocotte e sbattete gli albumi, in fondo siete convinti che questa sarà la volta buona. Non è presunzione. E' il vostro cervello che si è evoluto per vederla così!
"Per progredire - scrive la neuroscienziata Tali Sharot* - dobbiamo poter immaginare realtà (e ricette! ndr) alternative; non solo le vecchie realtà , ma anche realtà migliori e dobbiamo credere che siano possibili. [...] Il cervello è organizzato in modo da permettere alle convinzioni ottimistiche di cambiare il modo in cui vediamo e interagiamo con il mondo intorno a noi."
In altre parole se l'evoluzione ha fatto sì che il cosiddetto pregiudizio ottimistico si sia conservato è perchè esso rappresenta un vantaggio per la specie. Nonostante (e questo è il bello) nella maggior parte dei casi ci sia ben poco da essere ottimisti. 
Ma è grazie a questo che l'uomo ha provato ad andare sulla Luna, la gente si risposa convinta che stavolta sarà "per sempre", e io insisto a fare soufflè certa che la prossima volta andrà sempre meglio.



Come il soufflè, l'ottimismo è una sfida.
Ma non resta che crederci. A meno di condannarsi a una vita di pan di spagna confezionati!


* Sharot, T. (2012) Ottimisti di natura – Perché vediamo il bicchiere mezzo pieno. Apogeo Editore

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